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ONE TO ONE TO DESIGN #330 | Il lavabo Introverso di Paolo Ulian

È un lavabo cilindrico che racchiude al suo interno un’altra forma e che riesce ad esprimere più significati se si interviene su di esso… a colpi di martello.

Il lavabo Introverso di Paolo Ulian, prodotto da antoniolupi, è il progetto di design “outsider” scelto per la seconda puntata della serie One to One to Design. Nasce dall’osservazione della sbozzatura, una particolare lavorazione delle sculture di marmo in cui la forma è ottenuta da una serie regolare di tagli gestiti da una macchina a controllo numerico. Lo spacco delle lamelle non è un danno, ma una scelta consapevole che è allo stesso tempo decorazione e scoperta della forma nascosta. È un’azione di richiamo michelangiolesco che spoglia gradualmente il marmo e ne rivela l’immagine contenuta in esso, ma è anche un gioco che finisce quando si raggiunge l’aspetto desiderato. Paolo Ulian “gioca” con il marmo, sua materia di elezione, e realizza un oggetto che è molto di più di un semplice lavabo, Introverso è uno scrigno di emozioni e una celebrazione delle unicità, differenti l’una dall’altra, tutte con pari dignità ed uguale bellezza.

Sul numero #330 del Bagno Oggi e Domani abbiamo intervistato Paolo Ulian. Ecco uno stralcio dell’articolo. 

Paolo, qual è l’idea che ha dato origine al lavabo Introverso, ci sono stati dei riferimenti o dei ricordi che hanno partecipato alla sua realizzazione?

La prima idea nasce nel 2008 in un laboratorio di lavorazione del marmo, dove ebbi l’occasione di assistere a una lavorazione semplice e intelligente che il sapere artigiano aveva ideato per facilitare la lavorazione di svuotamento delle parti concave di lavabi, di ciotole e quant’altro. Consisteva nell’affondare un disco diamantato nella pietra provocando dei tagli paralleli e a intervalli regolari per creare delle lamelle sottili di marmo facili da spezzare e asportare, andando così a produrre la concavità. L’estetica provocata dallo spezzare le lamelle di marmo era così incredibilmente bella per me che me ne innamorai subito e in quel preciso momento decisi di utilizzare quella tecnica (che altrimenti sarebbe rimasta nascosta tra le mura del laboratorio) per realizzare una serie di vasi in marmo, che utilizzavano lo stesso principio e che avrei esposto alla mia prima mostra personale che si sarebbe aperta pochi mesi dopo alla Fabbrica del Vapore a Milano. Nel 2016 esposi questi vasi in un’altra mostra e Andrea Lupi, vedendoli, mi chiese di declinarli in una serie di lavabi. Così, in pochi mesi sono nati i lavabi free standing Introverso e Controverso per antoniolupi.

Introverso è un atto di celebrazione del marmo, materiale a te contiguo per medesima appartenenza territoriale. Ci vuoi raccontare qual è il tuo rapporto con la materia marmo?

Pur avendo entrambi i genitori di origine friulana, sono nato e cresciuto a Massa e fin da piccolo il marmo è stata una presenza costante. La mia casa era circondata da laboratori e segherie in cui si lavorava il marmo, e forse anche per questo il gioco più diffuso tra noi bambini era quello delle “Piastre” un gioco quasi primitivo che assomigliava a quello delle bocce, usando però delle piccole piastre di marmo, e chi vinceva si accaparrava tutte le figurine dei calciatori possedute degli avversari. Quel gioco è stato una sorta di battesimo che mi ha fatto innamorare di questo materiale nobilissimo e puro. Di sicuro non è stato un caso se più tardi, nei primi anni Novanta, ho iniziato il mio percorso di ricerca artistica partendo proprio da questo materiale, esplorando decine e decine di laboratori per scoprire le diverse lavorazioni del marmo e immaginando nuove possibilità progettuali che prevedevano l’utilizzo dei “semilavorati di scarto” che raccoglievo nei “cassoni” dei laboratori, pezzi che altrimenti sarebbero finiti in discarica. Questa è stata la mia vera scuola, che mi ha fatto comprendere più di qualsiasi corso ufficiale le caratteristiche, le potenzialità e i limiti di questo materiale. C’è un aforisma di André Gide che mi piace molto e che dice: “Lo scultore non cerca di tradurre in marmo il proprio pensiero: egli pensa direttamente come se già tutto fosse di marmo, egli pensa in marmo”.