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CRS e Caleffi: la storia continua insieme              

Sono nate nello stesso periodo, sullo stesso territorio, dalla volontà di due famiglie amiche, mosse dalla stessa grande ambizione e capacità. Le storie di Caleffi e Cristina Rubinetterie erano destinate a incontrarsi a un certo punto, per continuare insieme a raccogliere successi e ad offrire opportunità al territorio insieme.

Il 20 luglio Caleffi ha annunciato ufficialmente al mercato l’acquisizione del 100% del gruppo Cristina Rubinetterie. La notizia, che aleggiava da tempo nel settore, ha destato non poco stupore e curiosità. Un incontro organizzato per la stampa lo scorso 5 settembre è servito per capire bene quale sarà la strategia che il nuovo proprietario di CRS intende approntare a partire da… subito. A spiegare le linee guida il dottor Daniele Mazzon, nuovo direttore generale di Cristina, che dopo una lunga esperienza in Caleffi oggi è stato messo a capo dell’azienda appena acquisita da Marco Caleffi.

Due i segnali forti dati da Mazzon: continuità e valenza sociale. E non poteva che essere così data la reputazione e la solidità dei due soggetti in questione, la cui immagine e prospettiva alla luce di questa operazione risultano sicuramente più rafforzate. Se da una parte infatti Caleffi ha scelto di diversificare la sua produzione e i suoi investimenti in un settore con cui ha molti punti di contatto per know how e rete distributiva, dall’altra Cristina ha la possibilità di contare sul supporto di una potenza industriale mondiale.  

Qualche numero. Cristina Rubinetterie con i suoi 5 stabilimenti e 250 dipendenti ha chiuso il 2016 con un fatturato di 50 milioni di euro, di cui circa il 30% in Italia e il restante all’estero, dove l’azienda è da anni molto competitiva grazie alle molte certificazioni che le permettono di potersi proporre con soluzioni ad hoc nei principali paesi stranieri (CRS è anche socio del Green Building Council Italia, ndr). Skillata e attrezzata per gestire e realizzare in autonomia tutto il processo produttivo dei prodotti di rubinetteria presenti a catalogo, come abbiamo potuto vedere visitando i 3 principali stabilimenti del gruppo, l’azienda ha a disposizione strumenti e personale qualificato che le permetteranno in futuro di tenere alta l’asticella di brand noto per la creatività e la qualità delle sue soluzioni, e saprà sicuramente offrire a Caleffi un grande apporto operativo per progetti comuni. Presente a Milano con un nuovo showroom in Brera inaugurato questa primavera, oggi Cristina è brand affermato nel mondo dell’architettura e laboratorio aperto alle idee.

Con queste prerogative CRS oggi entra a fare parte della famiglia Caleffi: 300 milioni di ricavi nel 2016, 1.100 dipendenti e una presenza in oltre 70 paesi nel mondo. Fate voi le somme. Il valore è importante, ma soprattutto, come tiene a sottolineare il nuovo direttore Mazzon, è grande la valenza sociale dell’operazione. Il territorio non perde nulla perché nulla verrà delocalizzato, e il valore dell’azienda resta intatto (in epoca di spezzatini sarebbe stato facile immaginare uno smembramento del gruppo…). “Oltre al beneficio per il tessuto sociale del territorio, l’unione promette continuità e rispetto per la clientela, sia italiana che straniera” dichiara Mazzon.

Intanto Caleffi e CRS insieme danno appuntamento a Cersaie, prima uscita pubblica a braccetto, dove Cristina presenterà una nuova collezione dal nome molto sintomatico in questa fase della vita del marchio. La collezione di chiama Italy ed è stata creata in tempi non sospetti dallo studio di design Busetti, Garutti e Redaelli. “La gestazione ha richiesto quasi 4 anni di tempo – raccontano Marta Poletti di CRS e i designer – si tratta di un progetto molto impegnativo nato con l’intenzione di andare a sfondare nuovi mercati in Italia e all’estero grazie all’utilizzo di materiali di pregio e a forme eleganti e esclusive”.

Dall'essenzialità al lusso. Questo rappresenta Italy con la sua rubinetteria scolpita nel marmo e le sue linee essenziali contro tempo e contro tendenza in un mercato del lusso abituata a forme sfarzose e talvolta eccessive. “Il nostro è un minimalismo classico – dichiarano i designer – oltre che sostenibile grazie alle best practices che abbiamo potuto condividere con Cristina”.