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Laufen e lo studio Eoos insieme per save!

Dalla collaborazione tra lo studio EOOS e LAUFEN nasce save!, rivoluzionario prototipo di una toilette per la separazione delle urine, soluzione efficace nella lotta contro il problema globale dell’eccesso di azoto, ed in linea con i principi del design sistemico.

Trattare separatamente le urine significa ridurre, in modo intelligente ed economico, il quantitativo di inquinanti (come azoto e fosforo) riversato nelle acque del pianeta. Fino all’80% di azoto presente negli scarichi può essere eliminato dai flussi d’acqua, il che porta a una riduzione delle risorse impiegate per far funzionare gli impianti di trattamento delle acque. Laddove altri in passato avevano fallito, save! progettato dallo studio austriaco EOOS, rappresenta invece una sfida progettuale vinta con successo e con grandi prospettive avanti a sé. Fondamentale, nel raggiungimento degli obiettivi prefissati, è stato l’apporto di LAUFEN al progetto, scelta proprio per le sue peculiarità̀ ineguagliabili. L’azienda svizzera, da un lato, può contare su un centro sviluppo e ricerca così all’avanguardia da renderla l’unica al mondo in grado di sviluppare un’idea tanto innovativa, dall’altro, è dotata di un sistema produttivo capace di rendere save!, il wc del futuro, attraverso una produzione su scala industriale. Con la partecipazione a questo progetto, inoltre, LAUFEN dimostra ancora una volta il suo impegno attivo nella salvaguardia dell’ambiente, dando corpo alla filosofia che da sempre la anima, orientata alla ricerca di soluzioni ecosostenibili, ad ogni livello del suo operato, dalla produzione allo sviluppo di prodotto.

Harald Gruendl che insieme a Gernot Bohmann e Martin Bergmann ha fondato lo studio di design austriaco EOOS, spiega qui di seguito come è nato save!e quali sono state le sfide da affrontare nella sua realizzazione.

Che cosa spinge un designer a creare un WC che separa l’urina?

Nel 2008 durante la crisi finanziaria, noi dello studio EOOS abbiamo sentito che qualcosa stava cambiando. Il nostro studio stava andando bene e lavoravamo con i più importanti brand internazionali come Armani o Adidas. Tuttavia, in quel preciso momento lavorare in una società consumista mi sembrava strano e cominciai a interrogarmi sul mio ruolo di designer e a riflettere su cosa potessi fare di buono. Fino a quel momento non avevamo ancora sviluppato un pensiero integrato. Ci veniva chiesto di disegnare una bella vasca da bagno e disegnavamo una bella vasca da bagno. Ma nessuno rifletteva sulla provenienza dell’acqua per riempire la vasca, a come si scalda l’acqua oppure a cosa siano le acque grigie e a come vengano smaltite.  Nella mia ricerca per trovare dei partner che fossero interessati ad affrontare gli stessi temi, ho scoperto l’EAWAG, l’Istituto Federale Svizzero di Scienza e Tecnologia dell’Acqua e ho incontrato la scienziata Tove Larsen, che da anni stava cercando delle alternative nella gestione delle acque reflue. Le dissi: “Tove, sono un designer. C’è qualcosa che posso fare per te?” E lei mi rispose: “Sì, mi potresti disegnare un WC che separa l’urina?” Così entrammo a far parte di uno degli otto team progettuali internazionali che accettarono la sfida di realizzare un WC con un sistema di separazione dell’urina per i paesi in via di sviluppo su incarico della Bill & Melinda Gates Foundation».

Ci spiega il progetto?

Con la loro fondazione, Bill e Melinda Gates si prefiggono di migliorare la salute e la vita delle persone nei paesi in via di sviluppo per offrire loro la possibilità di uscire dall’estrema povertà e dalla fame. Sembra incredibile, ma oggi oltre 2,5 miliardi di persone non ha accesso a strutture sanitarie sicure. È uno dei problemi più gravi del nostro tempo e non siamo davvero in grado di trovare delle soluzioni valide. Il WC ad acqua sviluppato nel XIX secolo con il suo sistema di scarico e gli impianti di depurazione non può essere utilizzato nei paesi in via di sviluppo. Pertanto è necessario un impianto decentralizzato e il nostro intervento non è stato quello di pensare ad un wc a secco bensì ad un vaso con sistema di scarico, caratterizzato da un elemento a parete che eroga acqua senza scaricarla ma che la ricicla nel muro separandola inoltre dall’urina, dalle feci e dalle acque grigie. Il primo progetto è fallito dopo un test sul campo a Nairobi ed ha subito diversi rimaneggiamenti che hanno portato alla nascita della ‘Blue Diversion Toilet’.

E tutto questo cosa ha a che fare con save!?

Già durante la progettazione della Blue Diversion Toilet non pensavamo solamente ai problemi dei paesi in via di sviluppo. I problemi esistono anche qui da noi, e proprio ora. Se la Bill & Melinda Gates Foundation vuole risolvere il problema della salute degli uomini, save!si vuole occupare della salute dell’ambiente. Attualmente le sostanze nutritive presenti nell’urina finiscono, attraverso le acque reflue, direttamente nei corsi d’acqua naturali, senza venire trasformate. I quantitativi di nutrienti, che a seguito dell’eutrofizzazione dell’agricoltura finiscono nelle acque, provocano una saturazione di sostanze nutritive nelle acque che rappresenta un grosso problema per l’ambiente. I nutrienti diventano sostanze dannose. Separare l’urina all’origine e immetterla pulita nel terreno è un processo direi del tutto logico per il quale è necessario il WC save!con il sistema di separazione dell’urina.

Quali sono state le sfide sul piano del design che avete dovuto affrontare quando avete sviluppato save!?

Volevamo rinunciare a collegamenti elettrici e ci siamo invece concentrati sulla caduta dell’urina. Per prima cosa abbiamo dovuto capire come urina l’uomo. Abbiamo ricercato in diversi testi scientifici, ma non abbiamo trovato nulla. Abbiamo dunque dovuto arrangiarci. I designer sono abituati a far sedere le persone su sedie per testarne la comodità e per capire come si siedono e si alzano. Ma osservare le persone mentre urinano, era qualcosa di impensabile. Abbiamo designer molto appassionati che lavorano nel nostro studio, ma anche loro non erano entusiasti al pensiero di essere filmati in bagno. La nostra idea era di registrare con un apparecchio per la ripresa termica il getto dell’urina. Detto, fatto. Abbiamo così ottenuto immagini che documentavano le diverse tipologie e le intensità del getto. È stata davvero una ricerca sul fattore umano. Dopo avere acquisito più informazioni sul tema, abbiamo voluto ricercare una soluzione che esulasse da un meccanismo o da un sistema di valvole e ci siamo imbattuti nel principio della teiera. È talmente semplice e, come ci hanno dimostrato le simulazioni che abbiamo sviluppato insieme al politecnico di Zurigo, funziona. Siamo felici di avere trovato in Laufen, lo specialista nella ceramica, il partner perfetto per la produzione del WC. Il prossimo passo consiste nel convincere il settore edilizio a separare l’urina per reimmetterla nei terreni coltivati. Ed è quello che ci impegniamo a fare.