#IlSettoreBagnononsiferma

#ilsettorebagnononsiferma: l’intervista allo studio farinattidesign

"Ci sono diversi modi con i quali il design può dare una mano, credo poco alle azioni di “design for charity” per una crisi di questa portata, credo, piuttosto ad una risposta in termini di creatività, responsabilità sociale e rigore progettuale", ci dice Massimo Farinatti

Come sta vivendo il mondo del design questo momento storico? Abbiamo intervistato Massimo Farinatti dello studio farinattidesign che, come specificato in una comunicazione che ha inviato al settore, era già organizzato in una “Smart Working Place” prima dell’emergenza – “sappiamo condividere informazioni e lavorare come parte di un team in maniera totalmente indipendente dal luogo in cui si trovano le persone”, si legge – e quindi continua a lavorare.

Come siete organizzati?

Il nostro studio è da tempo una Smart Working Place. Sappiamo  condividere informazioni e lavorare come parte di un team in maniera totalmente indipendente dal luogo in cui si trovano le persone. Abbiamo ritenuto che una realtà creativa, tipicamente espressione del made in Italy come la nostra, avesse maturato le giuste expertises per organizzarsi in maniera alternativa al classico studio.

Quando avete cominciato a lavorare con queste modalità?

Devo ammettere che non è stato un processo semplice ma mi sono accorto che, nel tempo, le dinamiche operative tradizionali comportavano vincoli e dispendio di tempo, a svantaggio del processo creativo e di una circolazione di energie, idee e stimoli non solo fra noi “addetti” ma anche con professionisti diversi, fondamentali nell’apportare contributi e prospettive inusuali nell’approcciare il progetto. È stato durante la pausa estiva dell’anno scorso che ho preso la decisione di operare questa trasformazione, ho impiegato i restanti mesi dell’anno per dare una struttura più solida alla connessione delle competenze espresse da chi mi ha sempre affiancato nei vari progetti, cercando di migliorare il team con nuove sensibilità. Sono del segno del capricorno ed ho voluto inaugurare proprio a gennaio la nuova organizzazione del mio lavoro: un home-office, uno spazio dove poter ancora fare delle riunioni con il team di progetto o con i clienti, una dotazione tecnologica che mi consente di essere sempre connesso con clienti, fornitori, collaboratori.

Come hanno reagito le aziende con cui lavorate?

Praticamente non se ne sono accorte o forse si sono stupite perchè i tempi di reazione alle sollecitazioni progettuali sono migliorati, ad esempio gli strumenti digitali permettono di uno scambio anche giornaliero con chi sta sviluppando un prototipo, con il file 3D preparato dalla mia struttura viene realizzato un modello in rapid prototiping, poi sia qui in studio che nella sede del cliente in real time lo possiamo testare e verificare davanti ai rispettivi monitors anche se fra noi ci sono migliaia di kilometri di distanza, con un costo irrisorio.

Il design… come può darci una mano oggi?

Non ho una soluzione per la situazione che stiamo affrontando. Io posso solo reagire con l’energia positiva che ho sempre espresso con la mia professione. Ci sono diversi modi con i quali il design può dare una mano, credo poco alle azioni di “design for charity” per una crisi di questa portata, credo, piuttosto ad una risposta in termini di creatività, responsabilità sociale e rigore progettuale, elementi, questi che sono nel DNA del design italiano.
Questo è il momento di progettare, dal latino proiectare “gettare avanti”, l’errore, a mio parere, è fermarsi e attendere. Dobbiamo stimolare ed aiutare gli imprenditori a giocare d’anticipo pro-gettando nuovi scenari, immaginando una generazione di prodotti in grado di rispondere ai cambiamenti già in atto nel nostro sistema di vita, verso un futuro che sia in grado di rimettere in equilibrio il nostro vivere. Per dirla con le parole di Saint-Exupèry, a me molto caro: “Se vuoi costruire una barca, non radunare uomini per tagliare legna, dividere i compiti e impartire ordini, ma insegna loro la nostalgia per il mare vasto e infinito”.