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Il Gruppo Caleffi dona 1 milione di euro per l’emergenza coronavirus

A fronte dell’attuale situazione, la proprietà ha deciso di donare 1 milione euro suddivisi fra: Ospedale Maggiore Policlinico di Milano e Ospedale SS. Trinità di Borgomanero.

Il gruppo Caleffi, con le proprie aziende Caleffi Hydronic Solutions, Cristina Rubinetterie, Pressco e RDZ, scende in campo contro il COVID-19 per sostenere gli ospedali nella lotta contro l’epidemia.

A fronte dell’attuale situazione, la proprietà ha deciso di donare 1 milione di euro suddivisi fra: Ospedale Maggiore Policlinico di Milano e Ospedale SS. Trinità di Borgomanero.

L’importo viene equamente devoluto tra le due strutture per le seguenti finalità: l’Ospedale SS. Trinità di Borgomanero riceve dei macchinari indispensabili per rispondere all’emergenza sanitaria, mentre l’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano – Unità operativa di malattie infettive – riceve la donazione da impiegare per le cure mediche e assistenza necessarie ai pazienti nonché per la ricerca contro il virus.

“Speriamo che questa nostra iniziativa sensibilizzi le persone in Italia e all’estero, sull’emergenza nella quale siamo tutti coinvolti – spiega il Presidente Marco Caleffi – l’obiettivo è sostenere le strutture ospedaliere e dare un aiuto concreto a tutto lo staff di medici, infermieri ed operatori sanitari in prima linea”.

L’intervista a Daniele Mazzon

La nostra redazione ha intervistato anche il direttore generale di Cristina Rubinetterie, per chiedergli la sua opionione rispetto all’iniziativa e per capire come l’azienda sta vivendo questa emergenza.

“Ciò che mi rende più orgoglioso di questa iniziativa è che la proprietà inizialmente non aveva intenzione di comunicarla. Poi si è ragionato sul fatto che comunque la notizia sarebbe trapelata e così è arrivata ai media. Ma l’intenzione è stata quella di fare del bene. E basta. In generale la situazione non è semplice. I fornitori, soprattutto quelli piccoli, stanno chiudendo. Si può ancora tenere duro ma non troppo. Noi abbiamo oggi la produzione attiva per il 50-60 %, mentre le spedizioni procedono con difficoltà a causa dei problemi che si incontrano con i trasportatori (prima solo con quelli italiani, adesso anche con quelli esteri). Dal punto di vista degli uffici siamo praticamente fermi, solo qualcuno fa smart working. Il grosso problema in futuro potrebbe essere la mancata fornitura di semilavorato per far lavorare la produzione Iniziano inoltre ad arrivare richieste di aiuto anche da parte dei nostri clienti che hanno sempre meno liquidità”.