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Il contract di domani? L’intervista ad Alberto Apostoli

Come dovrà muoversi il settore alberghiero per riprendersi? Velocemente e ripensando agli spazi in funzione di una maggiore sicurezza. Le parole di Alberto Apostoli.

Alberto Apostoli è ritenuto uno dei più importanti architetti e designer in ambito “wellness” a livello internazionale ed è titolare dello Studio Apostoli. Ha sviluppato importanti esperienze nell’ambito della progettazione di hotel, negozi, uffici, residenze, prodotti, edifici multifunzione, urbanistica. Con lui abbiamo affrontato il tema del “contract”, i problemi di oggi e le prospettive future.

 

Alberto come siete organizzati oggi?

Siamo tutti in smart working fin dall’inizio dell’emergenza e devo dire che questa modalità funziona molto bene. Il problema semmai è quello dei tanti cantieri chiusi. La situazione non è semplice ma sono abbastanza ottimista. Il settore turistico italiano, per noi il mercato trainante, sta vivendo un momento difficilissimo ma ne uscirà sia grazie alla domanda interna (la maggior parte degli italiani che vorrà fare le vacanze sceglierà soprattutto l’Italia) sia a quella degli stranieri, che saranno rassicurati dal nostro sistema sanitario più affidabile rispetto a quello di altri Paesi del mondo.   

Come si dovrà muovere il settore per riprendersi?

Gli albergatori italiani dovranno essere estremamente veloci a ripartire, e questo comporta investire in comunicazione e interventi strutturali. Bisogna ripensare gli spazi in funzione di una maggiore sicurezza. In Italia siamo ben attrezzati per rispondere a queste nuove esigenze. Abbiamo le aziende che si occupano in modo specifico di sicurezza e abbiamo le tecnologie. In questo senso sarà un’opportunità da cogliere per l’intero comparto. Ci vogliono però delle linee guida da seguire in modo tale da individuare le soluzioni migliori. E ci vuole una formazione specifica delle persone che lavorano nel mondo contract. In Italia, dove c’è una miriade di micro-aziende familiari in ambito alberghiero, non si è abituati a lavorare per procedure. D’altra parte manca una normativa da seguire da parte di ogni struttura alberghiera.

Su cosa state lavorando?

Ci stiamo concentrando su due progetti. Il primo riguarda una certificazione internazionale che attesti che una Spa sia pensata, realizzata e gestita secondo la procedura di qualità ISO (soprattutto a titolo sanitario – per evitare, per esempio, il problema della legionella) e un’altra che stiamo portando avanti in collaborazione con dei consulenti svizzeri e alcuni studi professionali italiani per individuare dei protocolli di libera iniziativa. Stiamo affrontando questi temi soprattutto dal profilo legale, ma abbiamo individuato un comitato scientifico per supportarci.