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PRODUCT meets PROJECT #327 | La visione progettuale di Patricia Urquiola

Patricia Urquiola, architetto e designer, opera in diversi campi della progettazione e nell’ambito del product design si è confrontata con i più diversi materiali, tipologie e brand.

Patricia Urquiola – designer e progettista di fama internazionale – sposa la ricerca di nuovi materiali, sempre più salubri, e il concetto di progettazione attenta alla circolarità del prodotto, che non muore ma può rinascere a nuova vita. Proiettata verso il futuro e attenta al presente, sottolinea la nuova centralità assunta dalla casa: aperta all’esterno ma anche intima, in grado di svolgere più funzioni contemporaneamente.

Qui di seguito un breve stralcio dell’intervista pubblicata sul numero 327 del Bagno Oggi e Domani CLICCA QUI PER LEGGERLA SULLO SFOGLIABILE

Quali sono le tappe fondamentali che hanno contribuito a formare la sua visione progettuale, come architetto e designer?

Sono arrivata a Milano dalla Spagna, quand’ero molto giovane. Questa è stata una tappa fondamentale del mio percorso per uscire dalla mia “comfort zone”. Ho lasciato un’università e una lingua che conoscevo per approdare nella capitale del design e della creatività, studiando con un nuovo approccio al Politecnico di Milano, seguendo corsi che connettevano design e architettura. Grazie ad Achille Castiglioni mi sono innamorata del design, mentre Tomas Maldonado, nei suoi corsi, parlava già di sostenibilità ed erano gli anni ’80. stato un onore essere assistente di Castiglioni e fare la tesi con la sua supervisione e, più tardi, lavorare fianco a fianco con Vico Magistretti. Per questo devo tutto a Maddalena De Padova che ha creduto in me. Ho iniziato da lei in negozio, ma ero sempre in giro. Lei, ad un certo punto, mi ha chiesto cosa volessi fare e le ho risposto che volevo andare in ufficio tecnico, con Vico. Lei mi ha detto “proviamo” ed è stato un gesto di grande generosità. Ci sono state altre donne molto importanti per la mia carriera: Patrizia Moroso ha creduto in me fin dall’inizio e con Maria Reig ho progettato il mio primo hotel, il Mandarin di Barcellona.

Lei ha progettato per tutti gli ambiti della casa e dell’outdoor, per il mondo hospitality, ufficio e contract. Quali sono, a suo parere, le macro tendenze in atto, che attraversano trasversalmente questi ambiti?

Gli spazi dell’abitare sono sempre in evoluzione e in particolare l’ultimo anno e mezzo ha visto un’accelerazione in avanti che ha proiettato la casa al centro delle nostre vite, una casa multi-funzionale, capace di comunicare anche con l’esterno. Abbiamo capito l’importanza dei filtri e della distinzione fra aree che si aprono al mondo esterno (per delivery/ lavoro) e aree intime che dobbiamo preservare. Nel design lavoriamo sempre di più in un’ottica di circolarità, con logiche di progettazione che partono e partiranno dalla fine vita del prodotto, per capire come potrà essere smantellato e vivere una rinascita. Sperimenteremo sempre di più: andremo verso bioplastiche e materiali bio che evolvono come elementi naturali, rendendo la nostra casa più salubre.

 Nei suoi progetti di arredo dominano il colore e le forme, inusuali e spesso organiche. Quali sono le sue fonti di ispirazione? E qual è il punto di partenza della sua ricerca?

Parto sempre da un foglio bianco e poi, in base al brief del cliente, il progetto inizia a prendere forma e si sviluppa grazie al continuo dialogo con il committente. L’ispirazione nasce spesso dalla condivisione, concetto fondante del mio approccio al lavoro. E spesso le idee nascono dalle azioni del quotidiano, da una mostra che visito, da un film che ho visitato… il mio lavoro è anche il mio hobby e non smetto mai di cercare stimoli.