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ONE TO ONE TO DESIGN #335 | Il progetto Poetry House raccontato da Paola Navone

Sul numero #335 del Bagno Oggi e Domani abbiamo intervistato Paola Navone, designer del progetto Poetry House. Ecco uno stralcio dell’articolo.

Il progetto Poetry House di ABK , disegnato e svilippato da Paola Navone e Cristina Pettinuzzo, comprende quattro collezioni: Poetry Wood, Poetry Stone, Poetry Decor e Poetry Colors ognuna delle quali ha un tema ispiratore che guida l’intera collezione attraverso il codice della reinterpretazione del materiale che fa da supporto.

Al grès porcellanato, sapientemente studiato in relazione alle sembianze del materiale imitato, viene applicata una specifica tecnica compositiva ed espressiva in grado di amplificare il suo significato e di trasformare il significante conducendo il grès da una posizione subalterna, rispetto ai materiali naturali, verso un’autonomia identitaria. La stessa Paola Navone racconta che “un materiale artificiale ha la possibilità di riprodurre, con prestazioni diverse, i materiali naturali, ma, in aggiunta, può avere una sua identità autonoma: l’enorme opportunità che ne deriva è che la stessa identità può evolvere nel tempo secondo le mode, le tendenze o le esigenze di progettazione”.

Il grès porcellanato, inteso come materiale artificiale prodotto in lastre di varie dimensioni, diventa quindi originale e riconoscibile compiendo un notevole passo in avanti rispetto al concetto di imitazione o effetto, diventando un materiale specifico, privo dell’attribuzione artificiale, a cui appartengono alla stessa maniera del suo omologo naturale, qualità e prestazioni proprie. Poetry House dà grande importanza alla decorazione, infatti le collezioni sono un’interpretazione innovativa, ironica e non convenzionale del lavoro di decorazione su supporto in grès. L’intenzione progettuale è stata quella di realizzare dei prodotti un po’ imperfetti, di fattura artigianale e, per questo, un po’ speciali. La superficie del grès stesso, per quanto studiata a imitazione dell’aspetto dei materiali come legno, pietra, metallo e intonaco, propone una loro rilettura, attraverso la sovrapposizione di motivi decorativi e variazioni cromatiche che appaiono come segni grafici intenzionalmente imperfetti, dotati di caratteristiche tattili e materiche oltre che grafiche. Nelle collezioni Poetry House si percepiscono le suggestioni visive, le immagini e le contaminazioni delle diverse culture frequentate a lungo da Paola Navone, si colgono inoltre i richiami alle sue esperienze creative, grafiche e anche simboliche delle sue opere più rappresentative. Infatti il progetto Poetry House è la realizzazione di un’idea che per Paola Navone rappresenta “l’estratto di un’immaginazione”.

Paola Navone crea nuove sollecitazioni nel mondo del design delle superfici, il progetto Poetry House rappresenta nel settore delle pavimentazioni e dei rivestimenti, un’evoluzione del valore attribuito al grès porcellanato: è la discriminante che separa una superficie che assume le caratteristiche di un elemento che esiste in natura e un prodotto che, attraverso un sapiente lavoro formale, decorativo e progettuale, assume identità e dignità autonome.

Architetto Navone, come nasce il progetto Poetry House?

I nostri progetti nascono sempre dall’alchimia generata da un incontro speciale. Il progetto Poetry House nasce dall’incontro con il raffinato savoir faire di ABK, e con l’incredibile qualità tecnica e la specialissima valenza decorativa dei prodotti. Il progetto Poetry House attribuisce alle superfici artificiali un’identità autonoma. Le piastrelle non somigliano all’uno o all’altro materiale, ma “funzionano” come protagoniste e non come imitatrici.

Le va di raccontarci qualcosa in più su questa intenzione progettuale?

Le superfici hanno un’importanza fondamentale nei progetti di interni che realizziamo. Ci piace sperimentare le diverse chance creative che i materiali artificiali hanno e che possono essere molto più fantasiose e decorative della semplice riproduzione di materiali naturali. Il progetto Poetry House nasce proprio dall’idea un po’ rivoluzionaria di dare alle superfici artificiali una identità propria, un’anima poetica e una espressività un po’ speciale.