Attualità

Ecobonus/Sisma Bonus: no allo “sconto in fattura” delle associazioni di categoria

Le associazioni della filiera impiantistica chiedono compatte la soppressione dell’art. 10 del Decreto Crescita

Alcune delle associazioni che rappresentano la filiera del settore edilizio/ impiantistico italiano chiedono a gran voce la soppressione dell’art. 10 del “Decreto crescita”, con il quale è stato introdotto il cosiddetto “sconto in fattura” a favore di chi effettua interventi legati alla riqualificazione energetica (“ecobonus”) o antisismici (“sisma bonus”). In base al decreto (che diverrà applicabile solo quando sarà stato emanato il provvedimento attuativo dell’Agenzia delle Entrate), questi soggetti possono richiedere un immediato “sconto in fattura” cedendo al prestatore di servizi il credito d’imposta legato all’ecobonus o al sisma bonus a cui avrebbero diritto. Credito che, a sua volta, l’impresa può cedere al proprio fornitore di beni e diservizi, ma non a istituti di credito o intermediari finanziari, e che l’impresa o il fornitore potrà recuperare in cinque anni.

Dopo aver già manifestato pubblicamente, nei giorni scorsi, le proprie riserve sull’efficacia del provvedimento e sugli effetti distorsivi che questo avrebbe prodotto sul mercato dei settori coinvolti, ANGAISA, CNA Installazione di Impianti e Confartigianato Termoidraulici hanno deciso di scendere in campo insieme per chiedere a gran voce, congiuntamente, la soppressione dell’art. 10. Secondo le associazioni firmatarie dell’appello indirizzato al Governo, questo meccanismo –tenendo conto dell’attuale stesura dell’articolo 10 – penalizza gravemente le piccole e medie imprese installatrici e distributrici, avvantaggiando un ristretto gruppo di operatori (tra cui le principali multi-utilities) caratterizzati da una grande forza economica e organizzativa, gli unici che potranno farsi carico degli oneri finanziari direttamente connessi ai nuovi incentivi. Uno squilibrio evidente che altera i normali meccanismi di funzionamento del mercato, rispetto ai quali la stessa Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha avuto modo di rendere nota la propria posizione di forte perplessità, in relazione ai contenuti del provvedimento entrato in vigore il 30 giugno scorso.

La richiesta di abolizione dell’art. 10 è motivata anche dalla fase di stallo e incertezza conseguente alla mancata emanazione del provvedimento attuativo: di fatto un imprevisto “freno” che sta bloccando interventi e investimenti, in attesa di capire definitivamente se e come dovrà essere applicato lo “sconto in fattura”. Al Governo, ANGAISA, CNA Installazione di Impianti e Confartigianato Termoidraulici chiedono quindi di ripristinare nel più breve tempo possibile una situazione di equilibrio e pari dignità per tutti gli operatori della filiera, confermando la disponibilità a collaborare all’interno di un tavolo tecnico, per mettere a punto nuovi meccanismi incentivanti che siano in grado di innescare un vero“circolo virtuoso” di cui possano beneficiare tutte le parti interessate.

“Anche Assobagno sostiene l’appello lanciato dal presidente di FederlegnoArredo, Emanuele Orsini, da ANGAISA e da tante altre associazioni di categoria che rappresentano i diversi attori della filiera dell’edilizia, per l’immediata modifica dell’articolo 10 del Decreto Crescita”, spiega Paolo Pastorino, presidente Assobagno. “Se non verrà corretto, il meccanismo previsto dall’art. 10 del Decreto Crescita – cioè la possibilità per il contribuente di optare per uno sconto diretto in fattura anziché della detrazione fiscale da recuperare in dieci anni – avrà un impatto molto pesante anche nel nostro settore, in particolare su distributori e installatori. L’inevitabile riduzione degli incassi genererà nel breve un problema di liquidità per tantissime piccole e medie imprese andando a danneggiare la sostenibilità finanziaria dell’intera filiera idro-termo-sanitaria, compresa quindi quella dei nostri produttori che riforniscono la distribuzione specializzata; ma soprattutto è concettualmente sbagliato pretendere che l’industria faccia la parte del finanziatore”.