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Il boom della ceramica e lo spettro dei rincari

La ceramica italiana cresce nel 2021, migliorando i livelli pre pandemia: vendite totali a 458 milioni di metri quadrati (+12% sul 2019), Italia +9%. Ma incombe il forte rialzo dei prezzi delle materie prime. I dati emersi dalla conferenza stampa di Confindustria Ceramica

Da una parte il rilevante incremento della produzione, vendita ed export da parte dell’industria italiana delle piastrelle di ceramica, dall’altra i fortissimi rialzi dei costi di tutti i fattori produttori, energia in primis. Urge un intervento strutturale e concreto da parte del Governo, affinché le industrie del settore possano sostenere in sintonia e con coerenza i loro due principali obiettivi: sostenibilità economica delle aziende da una parte e una reale transizione ecologica dall’altra. Un obiettivo non deve sacrificare l’altro, ha sottolineato il presidente Savorani nella conferenza stampa di fine anno tenutasi ieri a Sassuolo.

+12% sul 2019, Italia +9%

La situazione positiva a livello di domanda del 2021, proveniente da tutti i Paesi del mondo, si scontra con le tensioni sui prezzi e le difficoltà di approvvigionamento delle materie prime. Per il gas naturale si arriva addirittura a un rialzo del 400%. Di questo si è parlato durante la conferenza stampa del 14 dicembre e il convegno, che ha visto le relazioni tecniche di Giuseppe Schirone (Prometeia), Davide Tabarelli (Nomisma Energia) e Tiziano Bursi (Unimore) e la tavola rotonda con i vertici di Confindustria Ceramica (Giovanni Savorani), Acimac (Paolo Lamberti) e Federchimica Ceramicolor (Pierluigi Ghirelli) – le Associazioni rappresentative della filiera ceramica italiana – assieme a Vincenzo Colla, Assessore della Regione Emilia Romagna.

Il preconsuntivo 2021 elaborato da Prometeia sui dati di settore evidenzia per l’industria italiana delle piastrelle di ceramica volumi di vendite intorno ai 458 milioni di metri quadrati (+12% rispetto al 2019), derivanti da esportazioni nell’ordine di 367 milioni di metri quadrati (+13%) e vendite sul mercato domestico per oltre 91 milioni di metri quadrati (+9%). La crescita interessa praticamente tutti i principali mercati del mondo, dove le performance più positive sono negli Stati Uniti, Germania, Belgio e Paesi Bassi. La produzione è attesa superare i 430 milioni di metri quadrati, in crescita del 25% circa.

L’insostenibile situazione delle materie prime

“La positiva intonazione del mercato e della domanda ci consentirà di chiudere bene i bilanci di quest’anno, ma non possiamo assolutamente rallegrarci”, ha detto Giovanni Savorani. presidente di Confindustria Ceramica.  “La fortissima crescita nei costi di tutti i fattori produttivi sta mettendo a dura prova la competitività presente e futura delle nostre imprese. Forse per la prima volta nella nostra storia stiamo vivendo un paradosso: siamo pieni di ordini provenienti da tutto il mondo che si scontrano con tensioni altissime sulla marginalità. La bolletta energetica dell’industria ceramica italiana era di 250 milioni di euro che, a seguito di aumenti nell’ordine del 400%, oggi si approssima al miliardo. Una esplosione di costi che, anche in presenza di aumenti nei listini, non appare sostenibile. Sono urgenti e necessari interventi per calmierare l’insostenibile situazione del gas naturale. Una prima misura potrebbe essere la sostituzione di quota parte del gas di importazione con altro di produzione nazionale, a prezzi calmierati ed inserito all’interno di un percorso di transizione energetica. Nel 1995 nel nostro Paese venivano estratti oltre 20 miliardi di metri cubi, mentre oggi siamo a 4: una opzione che, se non attuata in tempi brevi, potrebbe scontare il rischio di trovare il bicchiere vuoto, in quanto alcuni paesi frontalieri attingono già da questi giacimenti condivisi”.

“Il principio di intervenire per salvaguardare il pianeta, all’interno di un percorso di transizione energetica, ci vede assolutamente d’accordo”, ha continuato Giovanni Savorani . “E’ però necessario che ci si sposti verso altre fonti energetiche quando queste siano disponibili e a prezzi concorrenziali con il gas. Questo per evitare di perdere competitività e quote di mercato a vantaggio di produzioni extra comunitarie, con conseguente grave rischio di delocalizzazione. Il rialzo dei prezzi interessa anche gli altri fattori produttivi, quali cartone, pallet e film termoretraibili. Situazione ancora più complessa per le materie prime, dove in alcuni casi si verifica anche l’impossibilità di reperire sul mercato i materiali stessi, con gravi ripercussioni sulla programmazione delle aziende, che non potranno realizzare i prodotti che hanno già venduto. Già nei mesi scorsi avevamo denunciato la crisi dei trasporti via mare, a partire dal fortissimo rialzo dei noli marittimi accompagnato dalla difficoltà a reperire container. La situazione purtroppo non è migliorata: abbiamo notizie, ad esempio, che in diversi porti degli Stati Uniti ci siano decine di navi mercantili alla fonda, in attesa di sbarcare i loro container. Una situazione che determina ritardi nelle consegne ed aumento nei costi”.