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La ceramica e il Made in Italy da salvare: la testimonianza di Marco Giuliani di Simas

"Vogliamo una data certa di riapertura, altrimenti poi perderemmo altro tempo prezioso prima di riuscire a essere di nuovo operativi al 100%". L'intervista a Marco Giuliani, direttore generale Simas

Presidiare il mercato e contrastare così la concorrenza di aziende straniere che hanno potuto restare aperte o che si stanno riattivando. È questo un obiettivo primario per Marco Giuliani, direttore generale Simas, azienda attiva dal 1955 specializzata nei sanitari in ceramica. Ecco cosa ci ha raccontato.

Come avete reagito alla serrata?

In realtà abbiamo avuto almeno la possibilità di poter gestire le spedizioni di merce in giacenza e in ufficio abbiamo continuato ad andare per le attività indifferibili che non era possibile portare avanti da casa. Abbiamo continuato ad avere un filo diretto con i clienti e ci siamo resi disponibili per andare incontro a specifiche esigenze. Però è una situazione di sospensione. 

Che cosa vi preoccupa maggiormente?

Nel mondo soltanto noi italiani ci siamo fermati a livello produttivo. Il nostro timore è di aver perso qualche posizione in questo tempo di lockdown. È invece necessario presidiare il mercato per la concorrenza all’estero. Per questo stiamo lavorando con le associazioni di riferimento (come Confindustria Ceramica) per trovare un accordo con le istituzioni e chiedere la ripartenza dell’attività produttiva. Facciamo anche parte di un comparto particolare. Per rimettere in moto la macchina, e quindi accendere i forni, abbiamo bisogno di operare una serie di attività propedeutiche che richiedono anche una decina di giorni. Quindi vogliamo una data certa di riapertura, altrimenti poi perderemmo altro tempo prezioso. In questi giorni siamo stati molto presenti in video call con diversi esponenti politici, tra cui il sottosegretario allo Sviluppo economico Morani e l’impressione è che quantomeno stiano ascoltando le nostre esigenze. 

D’altra parte noi siamo pronti da tempo. Già prima della serrata avevamo attuato i protocolli di sicurezza per i lavoratori. Ultimamente è stato firmato un ulteriore protocollo fra Confindustria Ceramica e sindacati di categoria che noi siamo già pronti ad attuare nel momento della ripresa. 

Com’è cambiato il vostro piano di sviluppo 2020?

Anche se ci siano dovuti fermare con molte attività pratiche, dal punto di vista creativo non c’è stato alcun arresto. Gli obiettivi 2020 non cambiano, semmai ci saranno delle proroghe. Prima della chiusura stavamo concludendo l’allestimento del nuovo showroom a Milano, stavamo finalizzando delle collezioni da portare a Cersaie e stavano procedendo con il nuovo catalogo generale. Appena sarà possibile riprenderemo tutto. Forse quello che cambierà sarà la presenza alle fiere. Premetto che a Cersaie noi ci saremo se verrà confermata la manifestazione, ma in generale stiamo pensando anche a delle nuove piattaforme digitali in cui presentare le nostre collezioni ai clienti come se ci si trovasse in fiera.  

Come azienda avete sempre avuto una relazione speciale con gli Stati Uniti…

Negli Stati Uniti abbiamo un accordo di distribuzione con una società canadese e abbiamo diversi clienti direzionali. In questo periodo siamo anche riusciti a spedire dei container per l’America. Sentiamo regolarmente i nostri riferimenti. Ci confrontiamo sulla salute e sulle strategie. All’inizio, visto che l’emergenza è iniziata prima in Italia, abbiamo potuto dare loro consigli pratici su come affrontare l’arrivo della pandemia e sulle misure da adottare. Ci hanno ringraziati moltissimo.