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Fenomenologia dell’arredobagno #2 Si parla di nuove culture con la designer Sara Ferrari

Può il bagno essere ripensato attraverso il filtro di nuove culture? Sì se a guidare il progetto è una designer italiana che opera a livello internazionale, lavorando con gruppi di giovani in diversi Paesi con l’obiettivo di tradurre la ricerca accademica in prodotto.

Nel bagno di sviluppa il rapporto dell’uomo con la nudità e quindi con la vulnerabilità, ma anche quello col rilassamento e l’ozio, in altri casi avviene l’appropriazione della parte più animalesca di sé. Consuetudini abitative, fenomeni di costume, tradizioni storiche definiscono l’approccio di un popolo con questa stanza sempre centrale rispetto alla vita quotidiana. Condividere le idee con persone che appartengono a un’altra cultura permette di sviluppare progetti di design innovativi e scoprire nuove idee da condividere.

INTERVISTA A SARA FERRARI
Il significato degli oggetti

Sara Ferrari è una designer italiana a cui piace viaggiare ed esplorare culture diverse. Nel 2009 fonda a Londra Sara Ferrari Design, spendendovi i primi quattro anni della sua carriera, iniziata fin da subito con una forte riconoscibilità in ambito internazionale.
Ha collaborato con numerose aziende e ha vinto prestigiosi premi come: il Good Design Award nel 2014 con il progetto della stufa a pellet MIA, realizzata per l’azienda Olimpia Splendid e il terzo posto al Young&Design 2015 con il progetto della lampada Libra.
Nell’ottobre 2013 vince il bando di concorso del Progetto Professionalità Ivano Becchi e si aggiudica una borsa di studio con cui inizia un progetto di ricerca sul tema “design and emotions” presso l’Università Tecnica di Delft, in Olanda. Al termine della residenza, grazie ai rapporti costruiti con il team dell’università, inizia la sua attività di insegnamento che negli anni è diventato sempre più importante nella sua attività. Tra le scuole di Design e Università dove ha insegnato o tenuto lectures ci sono l’Università Tecnica di Delft (TU Delft), l’accademia HKU di Utrecht, l’Università di Bologna, la Scuola Italiana Design di Padova, NABA (Nuova Accademia di Belle Arti) di Milano, il Politecnico di Milano e la DOMUS Academy di Milano, ma anche la University of the Andes e Alba (Academie Libanese de Beaux Arts). Abbiamo incontrato Sara per farci raccontare la sua ricerca tra passione e contaminazione.

Quali sono I punti di forza della collaborazione tra università e aziende nel settore del design? Da dove nasce il dialogo tra questi due mondi?

Considero molto importante la collaborazione tra aziende e università perché permette alle prime di avere accesso a fonti di creatività inedita e agli studenti di pensare oggetti in una logica di produzione reale. Il gruppo di lavoro che creo, lavora come uno studio allargato nel quale ognuno porta la propria idea da condividere. Queste collaborazioni aprono un mondo di opportunità, occasioni di crescita e possibilità di confronto di grande valore.

Qual è il suo approccio alla ricerca?

La mia ricerca si basa sul significato degli oggetti e sul perché della loro esistenza. Quando devo disegnare qualcosa analizzo prima di tutto cos’abbia significato nel tempo. Poi valuto quali nuovi significati potrebbe avere in futuro. Il motivo è migliorare ed aggiornare la raison d’être degli oggetti, che non sempre è la mera funzione, anzi, spesso è la storia che sono in grado di raccontare.

Quali innovazioni vede possibili nel settore del bagno?

Lavabo, vasca, doccia, wc e bidet: questo l’arredo bagno che siamo abituati a conoscere. Il percorso della loro affermazione va di pari passo con quello della tecnologia funzionale, invece si dovrebbe andare indietro nel tempo per capire la funzione storica del bagno che era una stanza condivisa, oppure prendere le distanze e analizzare cosa è il bagno presso altre culture. In Giappone, per esempio, viene considerato molto importante e rappresenta la parte estetica e filosofica del rapporto che ognuno di noi ha con il proprio corpo. Nelle case giapponesi tradizionali il bagno è diviso in due parti: quella dove si trova l’“ofuro”, una vasca da bagno e una doccia per lavarsi prima di immergersi e rilassarsi nella sua bollente temperatura; e quella dove si trova la toilette.Altro rito da svolgere “da puliti” e non pensato “per pulire” è quello della sauna nordica. Questo non significa che nelle nostre case i bagni debbano essere condivisi o che si debbano seguire gli stessi riti di altri paesi, è bene però capire che quella stanza può essere vissuta in altri modi più “accoglienti”. Bisogna porsi le domande giuste per cambiare una prospettiva.

Questo è solo uno stralcio dell’articolo che potete leggere interamente sul numero 318 del Bagno Oggi e Domani (da pag. 14 a pag. 17). Per accedere all’edizione digitale CLICCATE QUI.