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INDUSTRY FOR FUTURE #328 | La sfida energetica di Ceramica Flaminia

Sull’ultimo numero del Bagno oggi e Domani abbiamo parlato con Augusto Ciarrocchi – Presidente di Ceramica Flaminia – che ci ha fornito un quadro completo di come si possano ridurre i consumi energetici: dalle soluzioni già adottate agli studi del settore ricerca e sviluppo interno, all’interesse per nuove tecnologie di combustione che oggi stanno diventando realtà.

La sede di Ceramica Flaminia è da sempre nel viterbese: circondata dal verde, ai confini del parco naturalistico del fiume Treia, affluente del Tevere. Luogo scelto nel lontano 1954 da 23 giovani operai di Civita Castellana che, con sacrifici e indebitandosi, misero insieme il capitale necessario a rendere operativa la fabbrica già dal 1955. Queste radici hanno permesso a Ceramica Flaminia di sviluppare precocemente un’attenzione particolare all’ambiente, rispettando le normative che, nei decenni, si sono succedute. “Qui la zona industriale è limitata al nostro solo stabilimento – afferma il Presidente Augusto Ciarrocchi – abbiamo anticipato le best practices green nei fatti e nel 2005 abbiamo voluto che fossero certificate da un ente terzo.” L’azienda, infatti, quell’anno ha ottenuto il Certificato del Sistema di Gestione per la Qualità UNI EN ISO 9001 e quello del Sistema di Gestione Ambientale UNI EN ISO 14001, entrambe volontarie.

Il parco fotovoltaico

La manifattura ceramica è energivora, senza le alte temperature dei forni non si produce niente. Per raggiungere 1.250°, i forni sono alimentati a gas metano, che Augusto Ciarrocchi definisce “materia prima”. Anche il consumo di energia elettrica, indispensabile per far funzionare i macchinari e gli impianti, è alto. Per questo, nel 2012 l’azienda ha realizzato un primo impianto fotovoltaico di circa 14.000 mq sui capannoni del sito produttivo e, a fine novembre 2021 ha inaugurato un secondo di 4.000 mq, più efficiente, situato sulla copertura del nuovo magazzino. Questi impianti compensano il consumo di energia elettrica e, nei mesi estivi, coprono oltre il 90% del fabbisogno, rendendo l’azienda quasi completamente autosufficiente.

Nuova vita ai materiali di scarto

Elemento fondamentale nella produzione della ceramica, al termine del processo le acque di lavorazione vengono completamente depurate per poi essere riutilizzate. Questo consente di ridurre i consumi e di lasciare l’ecosistema pulito e incontaminato. Per quanto riguarda gli scarti produzione “Già da diversi anni – afferma Augusto Ciarrocchi –sono riutilizzati in altri settori. Terminato il loro ciclo di vita, gli stampi in gesso – definito gesso esausto – li trasferiamo alla struttura consortile del Centro Ceramica Civita Castellana, dove sono frantumati e poi ceduti, per esempio ai cementifici, per entrare a far parte di altre lavorazioni industriali come materia prima. I nostri fanghi di lavorazione, depurati, diventano materie prime secondarie utilizzate in altri settori ceramici diversi dal nostro. Stessa cosa per i rottami di ceramica: i prodotti che in fase di cottura si fessurano per shock termico, li trasferiamo a società che li macinano e li riutilizzano, come materie prime”.

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