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Simas, 70 anni di ceramica tra tradizione, design e sostenibilità

Per celebrare il 70° anniversario, l’azienda ha aperto le porte della sua sede storica con un press tour, offrendo l’occasione per visitare una struttura affascinante, che unisce funzionalità e identità. 

Civita Castellana, 12 luglio 1955. In un borgo laziale destinato a diventare sinonimo di ceramica sanitaria nel mondo, nasce Simas — Società Italiana Manufatti Articoli Sanitari. È l’iniziativa di 44 lavoratori che, in un’Italia ancora segnata dal dopoguerra, scelgono di investire non capitali, ma competenze. “Capitale di lavoro”, lo chiamavano. E forse è proprio da quella “M” di manufatti che parte la chiave per comprendere l’identità profonda dell’azienda: umana, concreta, radicata nella terra, nell’acqua, nel fuoco.

Oggi, a 70 anni dalla fondazione, Simas è una realtà industriale moderna e sostenibile, ma ancora saldamente ancorata ai valori originari. Per celebrare l’anniversario, l’azienda ha aperto le porte della sua sede storica con un press tour (a cui ha partecipato anche la nostra testata), offrendo l’occasione per visitare una struttura affascinante, che unisce funzionalità e identità. 

Uno degli aspetti più sorprendenti di Simas è l’architettura produttiva, unica nel suo genere: l’impianto, che include le antiche fornaci ora non più in uso, si sviluppa su tre livelli, attraversati da un nastro trasportatore lungo ben sette chilometri. Un’organizzazione che non solo consente di gestire in modo efficiente l’intero ciclo produttivo, ma funge anche da magazzino dinamico, permettendo una movimentazione continua dei pezzi — tra gli 800 e i 900 al giorno, con una capacità massima che può arrivare fino a 5.000 articoli.

“È un sistema efficiente, pensato per mantenere un flusso produttivo costante, ma sempre fedele alla qualità artigianale”, racconta il direttore generale Marco Giuliani. 

Puntare sul design

Simas nasce come cooperativa, poi diventa snc, srl, infine spa. Ma l’idea di azienda condivisa è rimasta: oggi i soci sono 70, discendenti diretti dei fondatori”, continua Giuliani. “Il vero salto di qualità è arrivato dopo il cinquantesimo anniversario, quando è stato deciso di puntare sul design e di collaborare con architetti.”

Una svolta che ha portato a un rinnovamento profondo, soprattutto dopo il 2019. “È stato un anno di rottura. Era imperativo cambiare. Abbiamo così rinnovato tutto, a partire dal catalogo, introducendo il colore. Una rivoluzione”, prosegue Giuliani.

A guidare questa rivoluzione è stato l’architetto Giancarlo Angelelli, che ha messo a sistema la visione estetica e valoriale dell’azienda. Angelelli ha firmato il progetto del nuovo showroom Simas di Milano, pensato come spazio espositivo e narrativo: un luogo immersivo, accogliente e flessibile, in cui le collezioni ceramiche dialogano con materiali naturali, luci calde e geometrie architettoniche studiate per esaltare la forma e il colore dei prodotti. Non una semplice esposizione, ma un ambiente “da riscoprire”, dove ogni dettaglio restituisce l’identità dell’azienda.

“Non venivo dal mondo della ceramica, ma da arte e architettura. Ho cercato di portare dentro l’identità dell’azienda: la storia e il valore dell’oggetto ceramico”, racconta Angelelli. Suoi anche il nuovo catalogo e lo stand Simas al Cersaie 2024, che ha ricevuto la Menzione Speciale ADI Booth Design Award. Un progetto espositivo dal forte impatto visivo, capace di raccontare l’essenza del marchio con equilibrio tra estetica e funzionalità. Lo stand premiato è stato concepito come un’architettura di transizione, dove la materia ceramica assumeva il ruolo di protagonista attraverso accostamenti cromatici audaci, giochi di pieni e vuoti e un linguaggio contemporaneo ma rispettoso della tradizione aziendale.

Il legame con il design è diventato oggi distintivo. Lo conferma anche il direttore commerciale Marco Rossi: “Il mercato ci riconosce sempre più come azienda di design. L’introduzione dei colori pastello è stata fondamentale. Offriamo qualità e flessibilità, dove per flessibilità si intende anche il tocco umano, quell’artigianalità che ancora trasmettiamo ai giovani.”

Sostenibilità, prima di tutto

“Per noi è fondamentale aprirci a chi porta idee nuove. Senza confronto si resta fermi”, osserva Giuliani. Una mentalità che ha favorito anche una profonda evoluzione tecnologica e, soprattutto, una svolta sul piano della sostenibilità. Simas ha iniziato a lavorare in questa direzione ben prima che il concetto di economia circolare entrasse nel lessico comune. “Abbiamo capito presto che non era più il tempo di portare merce in discarica. Anche per ragioni pratiche: alcuni dei nostri rifiuti, a un certo punto, sono stati classificati come speciali e lo smaltimento avrebbe comportato costi insostenibili.”

La soluzione? Ripensare completamente il ciclo di produzione, trasformando gli scarti in risorsa. Oggi Simas può vantare un modello a scarto zero. I lotti ceramici crudi vengono riutilizzati nell’impasto, quelli cotti vengono frantumati e impiegati in molteplici applicazioni. Anche i cosiddetti fanghi ceramici — residui della lavorazione dopo il colaggio — non sono più considerati rifiuti, ma sottoprodotti venduti come materie prime secondarie. Lo stesso accade per i gessi esausti, che trovano nuova vita come componente per cartongesso.

Un processo virtuoso che oggi viene gestito in collaborazione con il Centro Ceramica di Civita Castellana e che ha trasformato ciò che un tempo era un costo ambientale e industriale in un’opportunità di valore.

“Inoltre cerchiamo di essere competitivi, di andare sul mercato cercando di portare dei prezzi giusti e una qualità importante. C’è chi produce in massa a costi più bassi. Noi invece esaltiamo la creatività e la cura del prodotto, offrendo soluzioni che i grandi player non riescono a sviluppare. Non facciamo la guerra del prezzo: la nostra è una proposta di valore.” , prosegue Giuliani. Una strategia che guarda anche all’estero — Medio Oriente e Russia in primis — con una proposta sempre più distintiva. Come la nuova collezione Juniper, lanciata a Cersaie 2024: sanitari in ceramica dalle linee essenziali, 100% made in Italy, realizzati con materiali di alta qualità in un ciclo produttivo sostenibile.

“Siamo diventati anche un po’ irresponsabili — scherza Giuliani — perché continuiamo a inventare. Ci vogliono sei mesi per sviluppare un nuovo prodotto, e lavoriamo al contrario rispetto a molti: partiamo da un’idea bella, poi cerchiamo di farla funzionare. Un’azienda tedesca farebbe l’opposto”.

Ed è forse proprio questa “irresponsabilità creativa” a raccontare meglio di ogni altra cosa l’identità di Simas oggi: un’azienda che da settant’anni guarda avanti, senza mai dimenticare le proprie radici.