#IlSettoreBagnononsiferma

Le fiere di settore? Un grande punto di domanda. L’intervista a Giuseppe Presotto di Arblu

"Le domande da porsi sono diverse. In quale situazione ci troveremo fra qualche mese? In quali condizioni logistiche si potranno svolgere i prossimi appuntamenti fieristici?". L'intervista a Giuseppe Presotto, titolare di Arblu.

“Non torneremo più come prima”, ci dice Giuseppe Presotto, titolare di Arblu. Le sue parole fanno rima con concretezza e consapevolezza. E affrontano il tema della “fase 2”, ossia dell’apertura graduale delle aziende in un contesto in cui si dovrà convivere con la presenza del coronavirus. Non solo. Presotto tocca un altro argomento caldo, ossia quello delle fiere di settore: i dubbi, le problematiche e i limiti che si dovranno vivere. Ecco l’intervista integrale.

Come state vivendo questa emergenza e cosa ne pensi del “dopo”?

Siamo in smart working. E devo dire che questa modalità funziona. Ci confrontiamo spesso e a tutte le ore. In queste settimane ho “visto” molto di più alcuni miei colleghi rispetto alla situazione ordinaria. Siamo più in contatto ora. Pensando a uno scenario futuro senz’altro questi strumenti digitali avranno un ruolo sempre più pregnante. Anche perché non usciremo da questa emergenza sanitaria del tutto finché non si troverà il vaccino al coronavirus o una cura efficace. Ci sarà un periodo più o meno lungo di cuscinetto in cui si manterrà una certa distanza sociale. Cominceremo gradualmente. Si viaggerà? Si andrà a mangiare fuori? Il cliente sarà disposto a riceverci? Tanti sono i dubbi. È necessario chiedersi quali siano i servizi più utili da potenziare. Le videochiamate senz’altro lo sono. 

Che opinione hai sulle prossime fiere di settore?

Le domande da porsi sono diverse. In quale situazione ci troveremo fra qualche mese? In quali condizioni logistiche si potranno svolgere i prossimi appuntamenti fieristici? Dal punto di vista finanziario molti clienti ci stanno facendo degli insoluti, i fatturati calano in modo sensibile. Ci saranno grandi contraccolpi. E le manifestazioni hanno un costo. E questo è già un problema. Per Cersaie 2020 (28 settembre-2 ottobre, ndr), poi, temo che sia davvero presto. Con quali criteri entrerà il pubblico? Il virus non sarà stato debellato. Per quanto riguarda il Salone del Mobile.Milano ho dei dubbi più che altro sull’organizzazione. Riuscire a mettere insieme quattro biennali è difficile. Temo che molti saranno scontenti. Si lotterà per ogni metro. Inoltre, cade molto vicino a ISH (che si terrà dal 21 al 26 marzo 2021, ndr) e non poche aziende sceglieranno tra le due kermesse. 

Su cosa state lavorando ora?

In questo momento ci stiamo concentrando molto sui prodotti e stiamo però cercando di correggere il tiro. Stiamo ripensando al concetto di cataloghi, dando più attenzione all’aspetto tecnico e informativo rispetto a quello estetico. Questo perché pensiamo che in futuro, avendo meno la possibilità di andare fisicamente dal cliente, l’informazione al loro interno dovrà essere più immediata e ricca. Abbiamo anche ideato un catalogo digitale e una app, che avremmo già presentato al Salone di quest’anno, e che ora stiamo mettendo a punto ulteriormente.