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Fenomenologia dell’arredobagno #3 Si parla di decoro con Paola Navone

Cosa si intende oggi per decoro? Ne abbiamo parlato con Paola Navone - una delle menti più eclettiche e anticonvenzionali del design italiano - infaticabile ricercatrice di materie, forme e strutture, in grado di coniugare passato, presente e futuro

Trascorrere del tempo nella sala da bagno non è solo un’esperienza fisica perché è un luogo che favorisce l’incontro tra corpo e mente, attivando la sfera spirituale ed emotiva dell’individuo. In questo ambiente dove le persone dedicano sempre più tempo alla cura di sé, superfici e arredi devono realizzare più che altrove un’atmosfera in sintonia con il sentire di chi la abita. Il progetto bagno, quindi, esige un alto grado di personalizzazione, non solo attraverso forme inedite e composizioni sempre diverse. Infatti, il decoro, un tempo confinato al “disegno” di pareti e pavimenti, investe oggi tutti gli elementi dell’arredobagno: dal mobile al rubinetto, dal lavabo al portascopino, insieme ai molteplici effetti di finiture e texture.

INTERVISTA A PAOLA NAVONE

Nata a Torino, dove nel 1973 consegue la laurea in Architettura, Paola Navone vive e lavora tra Milano e Parigi. Nella sua anima convivono colori e sapori del Sud del mondo – dall’Africa all’Oriente – conosciuto, amato, frequentato, uniti al gusto e alle forme dell’Occidente ricco di tradizioni, aperto, in movimento. Tra gli anni Settanta e Ottanta collabora con Alessandro Mendini, Ettore Sottsass, Alessandro Guerriero e Andrea Branzi nel Gruppo Alchimia divenendo presto un’icona del design italiano. Nel 1983 vince la prima edizione dell’International Design Award di Osaka, nel 1999 ottiene il Prix d’éxcellence di Marie Claire Maison a Parigi e nel 2000 è nominata Designer dell’anno dalla rivista tedesca Architektur & Wohnen. E questi sono solo alcuni dei numerosi riconoscimenti internazionali ricevuti nella sua multiforme carriera di designer, architetto, interior decorator, Art Director, saggista, insegnante, ideatrice di eventi e curatrice di prestigiose mostre internazionali. Collabora con i più rinomati brand del design internazionale e per il mondo dell’arredobagno firma le collezioni Doppio Zero, Boll e Make Up per Ceramica Flaminia, Menhir per Falper, collabora con Mamoli. Nel campo dei rivestimenti per Bisazza crea i mosaici Affresco e Halo Halo, oltre a decori per la linea Cementiles, per Decoratori Bassanesi le linee Bonbon e Vedononvedo.

Il decoro è alla base della sua formazione professionale. Negli anni ’70 ha aderito al movimento Radical che attribuiva alla superficie degli oggetti la stessa importanza della “struttura”. Questa filosofia progettuale è per lei vera ancora oggi?

Nutro sempre una forte passione per l’apparenza in senso progettuale, intesa come superficie che nasconde la struttura degli oggetti ma nel mio modo di pensare al design, funzione, forma e decoro non sono mai elementi distinti. Quando immagino un oggetto o uno spazio d’interni l’inizio può essere una forma, un materiale, un colore, un’atmosfera. Poi, con un pizzico di magia, le cose si combinano come se l’idea fosse già lì da qualche parte. Non c’è mai un codice definito, in ogni progetto le tradizioni artigianali italiane si mescolano a elementi provenienti da mondi diversi, in modo sorprendente e inaspettato, ed è sicuramente un valore molto importante per il progetto.

Quale importanza riveste oggi la decorazione nel suo lavoro di progettista d’interior e industrial designer? L’elemento decorativo è un valore aggiunto commerciale ed emozionale del prodotto?

Non ho mai percepito una distinzione netta tra i diversi ambiti della mia professione. In qualche modo il mio approccio ha sempre a che fare con la semplicità e l’imperfezione dei materiali naturali e delle cose fatte a mano. Poi ogni progetto è una avventura creativaa sé: quale forma o quali colori avrà è una questione di alchimie sempre diverse. Può essere un prodotto molto disegnato, oppure l’unica concessione al decoro è una particolare texture del materiale, una lavorazione fatta a mano, una semplice cucitura lasciata a vista. Condotta all’estremo, la mia passione per il decoro mi ha portato – quando lavoravo in Tailandia – a raccogliere ovunque oggetti buttati via, da distruggere. Unica discriminante la gamma cromatica: le infinite sfumature del cielo e del mare, dal turchese al blu intenso. Con questi scarti-reperti ho realizzato la parete doccia del bagno di casa, e tutto il bagno è una sorta di mondo acquatico. Il valore commerciale di questi scarti è pari a zero ma l’idea e la sua realizzazione hanno per me un grande valore. Ciascuno, quindi, può attribuire un proprio valore personale agli oggetti.

A suo parere, come sta mutando il bagno come ambiente e su quali elementi si gioca maggiormente il decoro?

Il bagno non è solo funzionale al benessere ed è assimilabile ad altri ambienti della casa. Non ha più confini delineati, diventa un’estensione della camera da letto o del living, oppure sono questi due ambienti che irrompono nell’area bagno. Oggi c’è una grande libertà stilistica e progettuale. Un oggetto concavo può fungere da lavabo, il decoro può essere la superficie dell’oggetto oppure è l’oggetto stesso che diventa elemento decorativo dello spazio. L’idea di benessere necessita più che mai della dimensione estetica, della comodità e dell’aspetto tecnologico legato al comfort. Credo che fare dialogare tra loro diversi elementi in modo sempre nuovo e mai banale rappresenti un’interessante sfida creativa anche nell’ambiente bagno.

Questo è solo uno stralcio dell’articolo che potete leggere interamente sul numero 319 del Bagno Oggi e Domani. Per accedere all’edizione digitale CLICCATE QUI.