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Ceramica italiana: -4% nel 2020, ma il 2021 ha un segno positivo

Nel primo trimestre 2021 le vendite crescono del 9% (+7% rispetto al 2019). Preoccupano i forti rialzi nei costi energetici, nel packaging del prodotto finito e nei noli marittimi verso gli Usa.

Confindustria Ceramica, in occasione dell’Assemblea tenutasi l’8 giugno, ha presentato le indagini statistiche per l’anno 2020 relative alle imprese attive nella produzione di piastrelle e lastre, ceramica sanitaria, porcellana e stoviglieria, materiali refrattari, ceramica tecnica, laterizi. Complessivamente sono 271 le società attive in Italia, occupano circa 26.750 addetti diretti e fatturano 6,2 miliardi di euro. A queste va aggiunta l’internazionalizzazione produttiva in Europa e Nord America. L’Assemblea, che ha provveduto ad eleggere il nuovo Consiglio Generale, ha visto anche le relazioni di Giuseppe Schirone (Prometeia) sulla congiuntura, di Davide Tabarelli (Nomisma Energia) sull’ETS e di Antonio Bruzzone (BolognaFiere) sulla riapertura delle attività.

Le piastrelle di ceramica prodotte in Italia.

Sono 133 le aziende presenti sul suolo italiano, che nel corso del 2020 hanno prodotto 344,3 milioni di metri quadrati (-14,1%), e dove sono occupati 18.747 addetti. Le vendite complessive sono state di 391 milioni di metri quadrati (-3,9%), volume raggiunto facendo ricorso anche al magazzino prodotti finiti. Le vendite in Italia si fermano a 73,3 milioni di metri quadrati (-12,2%) mentre la lieve flessione nei volumi (-1,8%) porta l’export a 317,7 milioni di metri quadrati. Il fatturato totale delle aziende italiane di piastrelle raggiunge i 5,13 miliardi di euro (-3,9%), derivante per 4,4 miliardi dalle esportazioni (-2,2%; quota dell’86% sul fatturato) e per 720 milioni di euro da vendite in Italia. Di segno positivo anche il primo trimestre 2021 durante il quale il fatturato cresce del 9% rispetto al 2020, grazie sia al mercato italiano (+18,9%) che all’export (+7,2%). Un progresso reale, nell’ordine del 7% complessivo se lo si confronta al primo trimestre 2019.

La ceramica sanitaria.

Sono 30 le aziende industriali produttrici di ceramica sanitaria in Italia, di cui 27 localizzate nel distretto di Civita Castellana (Viterbo). L’occupazione nazionale è di 2.652 dipendenti diretti, la produzione è stata pari a 3,1 milioni di pezzi. Il fatturato è di 306,2 milioni di euro, con vendite sui diversi mercati esteri per 137,8 milioni di euro (45% del totale).

L’industria dei materiali refrattari.

Le 31 aziende attive nella produzione di materiali refrattari occupano 1.704 addetti (-1,7% rispetto al 2019), con una produzione di 276.000 tonnellate (-23,0%). Il fatturato totale è in flessione rispetto allo scorso anno (319 milioni di euro, -21,6%) e deriva da vendite sul territorio nazionale in calo del -30,5% e da esportazioni in flessione del -11,5%.

Le stoviglie in ceramica.

Le 9 aziende industriali italiane occupano 644 dipendenti, per una produzione 8.400 tonnellate (-27,6%) e con vendite di prodotto finito pari a 7.800 tonnellate. L’attività sul mercato domestico rappresenta l’80% delle vendite totali. Il fatturato 2020 è pari a 32,8 milioni di euro (-34,1%), di cui il 70% realizzato in Italia.

Il settore dei laterizi.

Il settore dei produttori italiani di laterizi si compone di 68 imprese, la cui occupazione ammonta a 3.000 addetti: nel 2020 il fatturato è stato di 380 milioni di euro, principalmente realizzato sul mercato italiano. La produzione totale ammonta a 4,0 milioni di tonnellate.

“Nel corso del secondo semestre dello scorso anno abbiamo recuperato gran parte del crollo di vendite dovuta al lockdown, una intonazione positiva che già in questo primo trimestre 2021 ci ha portato a superare i livelli pre pandemia. L’attenzione al ‘bene casa’ in tutto il mondo, unito alle caratteristiche di salubrità, sostenibilità e durevolezza, hanno spinto in alto il consumo di ceramica nei diversi continenti. Gli incentivi previsti dal Recovery Plan e la semplificazione burocratica possono rendere duratura e consistente questa crescita”, dichiara il Presidente di Confindustria Ceramica Giovanni Savorani.

“La ripresa dell’economia mondiale ha però comportato, anche per il nostro settore, fortissimi e repentini rialzi nei costi dei fattori produttivi, quali pallet, plastica e cartone per imballaggi, noli marittimi, dove talvolta non riusciamo a spedire a causa dell’indisponibilità dei container. Per il gas metano il rialzo è doppio: alla crescita del costo della materia prima – dagli 8 euro dello scorso anno ai 20 attuali – si aggiunge anche quella della C02 determinata dal sistema ETS, dove i 15 euro a tonnellata di 10 mesi fa solo volati ai circa 50 adesso, anche a causa della speculazione finanziaria. Per il settore ceramico italiano è necessaria una riformulazione del meccanismo ETS ed il suo inserimento tra i settori che possano beneficiare della compensazione dei costi indiretti”.