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Con il BIM le ceramiche si fanno smart

Confindustria Ceramica ha promosso di recente un convegno dal titolo “BIM per un’edilizia evoluta: i prodotti ceramici diventano smart”. Il convegno ha messo in luce le infinite potenziale del sistema Building Information Modeling applicato alla produzione ceramica. 

Si è tenuto a Sassuolo lo scorso 18 gennaio il convegno dal titolo “BIM per un’edilizia evoluta: i prodotti ceramici diventano smart” promosso dalla Federazione Confindustria Ceramica e Laterizi, scopo del convegno, quello di illustrare le infinite potenzialità del Building Information Modeling e, più in generale, delle opportunità che la digitalizzazione delle costruzioni può offrire a imprese del settore ceramico e progettisti. Come ha evidenziato infatti Enrico Lupi, esperto dell’Area Economia di Confindustria Ceramica “I laterizi hanno già fatto esperienza significative in tema BIM, insieme alle ceramiche. Per quanto riguarda le piastrelle, le esportazioni pesano per quasi l’80% delle operazioni, su mercati nei quali questo approccio è già ampiamente utilizzato”.

Al convegno (vedi video) sono intervenuti come relatori il Professor Angelo Ciribini (Università di Brescia), che ha presentato il contesto normativo internazionale di riferimento, analizzando il vero tema, cioè quello della digitalizzazione. “Da un punto di vista internazionale, l’Europa rivolge massima attenzione alla digitalizzazione. Ne è prova CEN/Comitato tecnico 442 dedicato al BIM, diviso in cinque gruppi di lavoro (Strategy and Planning; Exchange Information; Information Delivery Specification; Support Data Dictionaries; Chairperson’s Advisory Group), trainati da Regno Unito e Francia, allo scopo di aggiornare l’assetto organizzativo del mercato internazionale”.

Il Professor Alberto Pavan (Politecnico di Milano), che ha sottolineato come il mercato digitale, in realtà, non sia più una nostra scelta. Il BIM è una metodologia di simulazione del processo costruttivo, che rende facilmente fruibile la raccolta di informazioni sui materiali. “Se si pensa alle possibili implicazioni dell’utilizzo corrente di questa tecnologia, si potrebbe arrivare  ad  assumere  che un oggetto grafico digitale diventi fondamentale per la sicurezza degli edifici (ad esempio, alla scadenza della vita di un materiale, sarebbe possibile inviare una segnalazione automatica per la sua sostituzione)”.

Dal punto di vista normativo, si è citato il Codice Appalti e approfonditala norma UNI 11337 (Gestione digitale dei processi informativi delle costruzioni – BIM), sottolineando che non sia un caso se questa, rispetto alla precedente del 2009, definisca la gestione temporale e qualitativa del processo.

Il Professor Giuseppe Di Giuda (Politecnico di Milano), ha invece analizzato il tema della Realtà Aumentata, come valido strumento di supporto alla progettazione e gestione di un’opera: “Una delle grandi lamentele nel settore delle costruzioni – dice – è che ogni volta che si costruisce un edificio, questo è il prototipo di se stesso. Non esiste un banco di prova dove sbagliare, modificare, replicare, confermare le scelte fatte. In tutti gli altri settori, invece, il vantaggio è proprio la previsione che esista un pilota”.

Ultima relazione del convegno è stata quella degli Architetti di ARUP Italia, Vito Sirago e Vincenzo Montefusco). Gli esperti progettisti hanno presentato le implicazioni possibili del cosiddetto Computational Design, di cui il BIM è una componente. «Dal punto di vista del designer BIM è la risposta che riuscirebbe a far raggiungere i tre obiettivi fondamentali di progettazione: risparmio del tempo; ottimizzazione delle soluzioni; creazione delle alternative di design». A testimonianza di quanto raccontato, Sirago e Montefusco hanno mostrato esempi concreti degli effetti di utilizzo del BIM, tecnologia di base di grandi opere come la Libeskind Tower, nel contesto City Life di Milano, o come il Dr Chau Chak Wing Building, di Sidney.