Osservatorio Arredobagno

Osservatorio 2022 Internazionalizzazione | Pianificare nuovi scenari

Oggi le previsioni economiche sono un’arte, non una scienza. La prospettiva internazionale è irregolare. Alcuni paesi, regioni e territori hanno ottenuto un forte rimbalzo post-pandemia, per altri le sfide politiche ed economiche croniche hanno smorzato le speranze di riguadagnare il terreno perduto.

Lo scenario positivo per le esportazioni dimostra che le imprese del settore arredobagno hanno saputo reagire alla crisi innescata dalla pandemia Covid, dimostrando una buona capacità di rispondere a circostanze mutevoli ma oggi pesano molte difficoltà oggettive. Come affrontare il futuro a breve? Ne abbiamo parlato con Yasmine Kahouachi, partner consultant Internazionalizzazione di Oriens Consulting.

“È difficile minimizzare la portata dell’incertezza geopolitica ed economica che ciascuno di noi deve affrontare – commenta la Kahouachi – dalle singole famiglie ai governi e ai manager aziendali. Siamo entrati nell’anno con un grado di cauto ottimismo poiché le restrizioni legate al Covid sono state gradualmente allentate, ma ciò che è seguito è stata una serie di sfide che hanno messo alla prova la resilienza, anche delle aziende più solide e sostenibili. Oggi le previsioni economiche sono un’arte, non una scienza. La prospettiva internazionale è irregolare. Alcuni paesi, regioni e territori hanno ottenuto un forte rimbalzo post-pandemia, per altri le sfide politiche ed economiche croniche hanno smorzato le speranze di riguadagnare il terreno perduto. Il consiglio alle aziende che cercano di affrontare l’incertezza è di creare scenari nella loro pianificazione aziendale ed essere sufficientemente flessibili per rispondervi. Le aziende devono anche comprendere la loro esposizione in diversi scenari, in termini sia di costi sia di entrate, e pensare a cosa possono fare al riguardo. Sarà fondamentale porsi le domande giuste, come per esempio: dove sono più vulnerabile all’inflazione? Quali sono i miei costi variabili più significativi? Come posso ridurre i costi in modo da ridurre al minimo l’esposizione? Si deve anche considerare la propria tipologia di clienti poiché se il target è principalmente un gruppo di consumatori ad alto reddito, probabilmente si sarà meno vulnerabili.” Infine – consiglia Yasmine Kahouachi – “La cosa più importante sarà pensare alla strategia di prezzo in modo olistico: dove posso permettermi di aumentare i prezzi? Prestando attenzione a non distruggere la domanda spingendo i prezzi troppo in alto. In conclusione, per affrontare queste incertezze l’unica arma che può essere di aiuto è la resilienza, ovvero la capacità di anticipare e far fronte a vari tipi di emergenze in modo agile a vari livelli.”

Oltre la crisi. Quali mercati e con quali strumenti?

Guardando ai Paesi dove si concentrano le esportazioni del settore arredobagno italiano, colpisce l’assenza della Cina come dato di rilievo poiché questo rappresenta un importante mercato di riferimento per il made in Italy del lusso in generale, dell’arredo e del fashion in particolare. Abbiamo chiesto a Gianluca Marvelli il perché di questa assenza.

“Penso che probabilmente sia dovuta a un fatto culturale. Le diverse abitudini rispetto a quelle occidentali possono ancora incidere sulle scelte del consumatore che desidera arricchire il proprio bagno. Dal mio punto di vista il mercato cinese tende ad avere un approccio un po’ cauto verso l’arredobagno e oggi assorbe solo circa il 2% delle nostre esportazioni. Il made in Italy del mondo del bagno, quindi, deve ancora acquisire in Cina quel valore aggiunto che altri settori hanno già ottenuto da diversi anni. Pensando però ad altri mercati a cui l’export del nostro settore può guardare, credo che quello israeliano possa essere interessante, così come quello del Sud-Africa e Giappone.”

Se sulla carta mercati di sbocco ci sono, non possiamo non pensare all’esclusione di alcuni Paesi come la Russia. Secondo Marvelli il mercato russo va visto in prospettiva perché “In futuro i consumi interni avranno una contrazione importante.” Al di là di questo, la situazione attuale costringe a ripensare le strategie per adattarsi a nuovi scenari. Ricordiamo che la pandemia ha accelerato la transizione digitale delle PMI, soprattutto nel campo dell’internazionalizzazione e questo è un vantaggio da mettere a frutto. Come sottolinea Yasmine Kahouachi “Le PMI oggi possono beneficiare di numerose opportunità digitali per continuare ad esportare e/o rimodellare il proprio modello di business. Per definizione, un modello di business descrive come un’azienda crea, fornisce e cattura valore. Anche se l’internazionalizzazione pone molte sfide, il recente sviluppo della tecnologia digitale è un fattore chiave in quanto permette di livellare alcuni vantaggi già esistenti tra player già consolidati nel mercato e l’ingresso di nuovi concorrenti.

Quando si parla di digitalizzazione non si fa riferimento solamente agli strumenti ma è importante capire in che modo la digitalizzazione può avvantaggiare tutte le aree del modello di business e, quindi, aumentare il valore che viene creato, distribuito e acquisito. Per la creazione del valore sarà necessario impostare una strategia di internazionalizzazione che, attraverso strumenti digitali, sia in grado di sviluppare nuovi sistemi prodotto-servizio, ovvero la fornitura di nuovi servizi basati su prodotti fisici. Questi servizi digitali hanno il vantaggio di poter essere forniti a livello transfrontaliero e sarà fondamentale far percepire il valore aggiunto di questi servizi aggiuntivi.

Per attrarre nuovi clienti in target con i prodotti-servizi ad alto valore aggiunto sarà quindi necessario costruire strumenti di comunicazione digitale immediata, in grado di risolvere dubbi, dare informazioni e gestire l’interazione con i clienti in maniera efficace, istantanea e semplice.” Ma non solo, in particolare nel contesto dell’industria manifatturiera, “Le tecnologie digitali possono aiutare le PMI a gestire le proprie risorse limitate, come l’accesso a dipendenti qualificati. È importante ricordare che tutte le aziende non devono affrontare le stesse sfide e, quindi, non hanno bisogno di tutte le tecnologie digitali disponibili, vale a dire che non esiste una soluzione taglia unica.