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Dalla fabbrica al prodotto #350 | L’A.I. per strumenti più potenti e intelligenti

È indubbio che oggi l’A.I. sia entrata a grandi passi nel mondo del lavoro e delle imprese, ma qual è la sua incidenza nel settore dell’arredobagno e delle superfici? L’abbiamo chiesto a 4 aziende che, in ambiti diversi, ne stanno sperimentando potenzialità ed efficacia, con risultati spesso inaspettati. Perché, spiega Stefano Franceschi, l’A.I. è un alleato strategico: accelera i processi, amplifica la creatività, ottimizza logistica e produzione.

Per molti è lo strumento del futuro. E già questo è il primo errore: perché l’A.I, come ci spiega Stefano Franceschi, consulente specializzato in strategie, modelli e metodologie di applicazione dei principi strategici (management del mondo dell’agile), “è piuttosto la tecnologia abitante che potenzia lo strumento”. Non è nata oggi, ma per usarla al meglio serve soprattutto una nuova maturità digitale.

Da consulente, quali sono i primi passi che suggerisce a chi approccia questo strumento?

Quando parliamo di A.I. non dobbiamo pensare a una tecnologia “stand alone”, ma a una tecnologia abilitante da integrare in strumenti e processi. Il primo passo, quindi, non è introdurre l’A.I. in sé, ma comprendere dove abbia senso farlo: analizzare i flussi aziendali, individuare quelli già basati su grandi quantità di dati strutturati e chiedersi se possano trarre vantaggio da un’automazione intelligente. Non si tratta di sostituire l’uomo o di inserire una chatbot su ogni scrivania: bisogna ridefinire i processi in ottica innovativa, per efficientare ed evolvere. Nella fase iniziale suggerisco sempre di partire da piccoli ambiti operativi, testare soluzioni concrete e costruire una maturità digitale progressiva, evitando l’errore – molto comune – di introdurre l’A.I. solo come una moda o come un “Copilot aziendale”.

Dove e in che modo va applicata l’A.I. perché risulti davvero efficace?

In questo momento l’A.I. mostra risultati tangibili soprattutto nelle operations: produzione, gestione materiali, logistica. È lì che si sta esprimendo con maggiore forza, grazie all’integrazione con dati e sensori (IoT) e a strumenti come i digital twin. L’A.I. aiuta la pianificazione, migliora il processo decisionale e – nei casi migliori – trasforma la struttura stessa del processo, portando valore reale. È sempre più centrale anche nella progettazione, prototipazione o nel dialogo tra design e produzione, ma a molte aziende manca la cultura necessaria per coglierne il potenziale. I vantaggi, però, sono evidenti: tempi ridotti, maggiore precisione, adattabilità ai comportamenti di mercato. L’A.I. non è lo strumento. È la tecnologia che potenzia lo strumento.

Parliamo di stato dell’arte e legalità. Quali sono le problematiche e i rischi che si stanno delineando?

L’A.I. Act europeo ha classificato i rischi in tre livelli: inaccettabili, ad alto rischio, a rischio limitato. Il rischio maggiore? Che l’A.I. incida sui diritti fondamentali, dalla privacy alle libertà personali. Pensiamo al social scoring o alla discriminazione algoritmica: scenari già esistenti in altri contesti. L’altro grande rischio è quello dell’algocrazia: l’algoritmo che prende decisioni senza supervisione umana, ad esempio nella sanità o nella selezione del personale. Ecco perché è urgente garantirne spiegabilità e trasparenza. L’algoretica, disciplina che unisce etica e algoritmi, può aiutarci a definire una cultura digitale più consapevole.

Quindi non è l’A.I. in sé a costituire un pericolo, ma l’uso che ne facciamo.

Esattamente. L’A.I. non è né buona né cattiva. È l’uomo che può farne un uso responsabile o irresponsabile. E qui si apre il vero tema: quello culturale. L’A.I. non è nata ieri: il primo grande convegno sull’A.I. risale al 1956. Oggi però rischiamo di ridurla a un mero strumento di profitto. Negare l’A.I. sarebbe assurdo: è la rivoluzione tecnologica del nostro tempo, come lo è stato Internet. Ma per viverla davvero, dobbiamo alzare – ora – il livello culturale, come cittadini e come aziende.

A seguire gli interventi di:

• PAOLO MARI, Titolare di Forma Aquae
• LEONARDO TAVANI, General Manager Marazzi Group
• GIANLUCA GAETANI, Marketing Manager Maticad
• MASSIMO TOMMASI, Direttore Marketing Rubinetterie Treemme

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